Erano gli inizi di Settembre del 2013, pochi giorni dopo il rientro dalle vacanze paradisiache in Messico, quando scoprì qualcosa che, inconsapevolmente, mi avrebbe cambiato la vita per sempre. Avevo appuntamento dalla mia cara amica ginecologa Sara il mattino presto. E presto mi arrivò un tonfo al cuore: labiopalatoshisi laterale abbastanza estesa che aveva coinvolto quasi sicuramente anche il palato. Non sapevo neanche bene cosa fosse ma all’improvviso mi trovai catapultata in ecografie di 2º livello, amniocentesi e diagnosi prenatali. Io con la mente e il cuore mi ero fermata a quelle due parole: è femmina! Un mondo nuovo mi aspetta. Si mi aspettava un mondo nuovo, in effetti, ma non come lo immaginavo io. In ogni caso si stava facendo sempre più largo in me un senso di protezione della creatura che portavo in grembo che avrei difeso ad ogni costo da tutto e da tutti. 

Il 23 dicembre 2013 nasce Giulia, un batuffolino pieno di capelli neri con un buchino grande in bocca, dolce e buona. Un mese di tranquillità e poi una sequenza di esami “di routine“ prescritti dopo la nascita per capire se, la malformazione che aveva, era isolata o meno. Abbiamo passato i successivi cinque mesi fuori e dentro dagli ospedali perché Giulia ha la Sindrome di Charge che comporta oltre alla labiopalatoschisi, problemi uditivi, visivi, ritardo psicomotorio e del linguaggio e altre possibili patologie che al momento non presenta. La diagnosi è arrivata a due mesi. Una spada dritta dritta sul cuore. Tre giorni di pianti ininterrotti. Lei nel suo lettino d’ospedale per il suo primo intervento si stava dimostrando una vera leonessa. La mamma no. Non avevo le forze. Ero svuotata. Ma più la guardavo e più trovavo ingiuste le mie lacrime. Sei lei era forte dovevo esserlo anch’io. 

Giulia ora ha quattro anni. Sono stati anni pieni, intensi, fatti di battaglie e di vittorie. Giulia quando mi abbraccia lo fa talmente forte che quasi fa male, mi riempie di baci, ride sempre e piange raramente. Quando cammina verso di me e mi dice mamma, vorrei ogni volta piangere dalla gioia ma mi trattengo, c’è tanto lavoro dietro ogni suo passo. Tanta fatica. Momenti anche difficili,  di stallo in cui mi chiedo se sto facendo la cosa giusta. Ha cominciato anche a fare un po’ la monella ma… era ora! Giulia è una bambina meravigliosa che ha risvegliato in me desideri sopiti, mi ha fatto capire che la vita non è quella dei film e che non devi farti dei film sulla vita ma semplicemente viverla giorno dopo giorno dando valore a ogni singolo accadimento e soprattutto mi ha fatto capire che nulla accade per caso.

La mamma Elisabetta